Storie

Da Isca a Philadephia: l’autobiografia di Pasquale Nestico

di ILARIA SERRA

Vi sentite giù? Leggete l’autobiografia di un italoamericano! Alcune infatti hanno davvero il potere di contagiare con il loro ottimismo.

Gli autori sono partiti da umili origini, hanno conosciuto fatiche e soddisfazioni e, tra alti e bassi, sono arrivati in cima. Guardano al passato con un sano compiacimento. Non sono scrittori professionisti, ma hanno grande autenticità e forza viscerale di scrittura; sono consci delle proprie fortune e grati alla vita. E’ un po’ l’atteggiamento ricorrente dell’autobiografia dell’emigrante italiano, a partire da Constantine Panunzio fino a Pasquale Nestico. Sarà un atteggiamento ripetitivo, ma risolleva lo spirito. Il fatto poi che si manifesti e sviluppi in una scrittura semplice e poco pretenziosa, ci rende questi autori cari.

Da Isca a Filadephia. From Isca to Philadelphia di Pasquale Nestico (Mazzanti Libri, 2017) è uno dei tanti segni che l’autore ha lasciato della sua vita d’emigrante ed è un po’ la sua autobiografia spirituale.

Forse il segno più evidente del successo americano del dottor Nestico è la palazzina di tre piani che ospita un grande centro medico da lui fondato e diretto a Philadelphia in Pennsylvania. Ma non solo: Nestico ha fondato l’associazione Filitalia International, la cui azione filantropica è diffusa in varie nazioni ed oggi conta 25 capitoli di cui 11 in Italia. E ancora grazie a Nestico, South Philly, la zona italiana di Philadelphia (dove è cresciuto Rocky per intenderci), ha un piccolo ma ricco Museo dell’Emigrazione italiana al numero 1834 di E. Passiunk Avenue. E ancora grazie a lui, ogni anno, San Marziale – patrono di Isca – gode di una festa oltremare e viene celebrato per le strade di Philadelphia in pompa magna. Ognuno di questi segni protegge un concentrato di italianità genuina e sincera: in entrata della palazzina sta l’affresco del paese natale di Nestico, Isca, in Calabria. E’ la memoria delle origini e la lealtà alla terra natia che non viene dimenticata. La processione di San Marziale sfila dietro a una statua lignea originale della Calabria, non una riproduzione. E infine, nel Museo, sono stipati oggetti di vita vera e vissuta: un’intera bottega di barbiere con gli strumenti d’epoca, le presse con cui gli emigranti facevano il vino negli scantinati, i macinini per il caffé, le forme per la pasta, tutte usate, tutte originali e tutte appartenute alle famiglie locali. Un vero viaggio nella memoria collettiva, fra dischi, magliette, strumenti musicali, valigie e bauli.

Torniamo all’autobiografia. In essa, Nestico parla dei retroscena delle tante iniziative che lo hanno tenuto occupato e della lunga strada che lo ha portato da Isca, dove da adolescente faceva il muratore e sognava di poter studiare, agli Stati Uniti e alle due specializzazioni in Medicina e in Cardiologia, alla crescita della sua famiglia, al servizio nell’esercito dopo l’11 settembre e alla carriera politica come presidente del Comites (Comitato degli Italiani all’Estero), come membro del CGIE (Consiglio Generale degli Italiani all’Estero) e come candidato per il Partito Democratico negli Stati Uniti. Tutte belle soddisfazioni, che fan venire voglia di congratularsi con un uomo di successo.

Ma non si riduce tutto a un curriculum vitae, per quanto brillante. I ricordi autobiografici si intrecciano con la formazione del carattere. E’ questo che rincuora: leggere gli insegnamenti che questo emigrante ha tratto dalla sua esistenza. Un esempio è il decalogo che chiude il libro, simile alle lezioni snocciolate da Constantine Panunzio (The Soul of an Immigrant, Macmillan, 1921). Dice Nestico: “Mi piace la vita per molte ragioni. Perché ho avuto un padre e una madre che mi hanno insegnato ad essere un buon cittadino. Perché ho dato tutto cio’ che avevo per far crescere la mia famiglia, come era mio dovere. Perché la Divina Provvidenza mi ha dato la capacità di sognare, il coraggio di cimentarmi e sovente la forza di raggiungere le mete che mi sono prefisso. … Perché è umano sbagliare … Perché è meglio servire che essere servito. Perché è meglio amare che odiare” (252). E’ uno sguardo comprensivo a una vita ben vissuta.

Quest’autobiografia porta il lettore nel regno del trattino, anzi nel regno della frammentazione. L’autobiografia è bilingue, italiano con inglese a fronte, così come diviso in due è il suo autore. Anzi, l’autore si fa addirittura tre, come afferma nella prima pagina, con una nota ingegnosa: “Sono un uomo con tre vite, scandite nei tre modi con cui viene pronunciato il mio cognome: Nesticò in Calabria, Nèstico nel resto dell’Italia, Nestìco negli Stati Uniti. Ogni accento su una singola vocale del mio cognome riflette una parte di me stesso e della mia vita, una mia esperienza diversa e un diverso modo del mio rapportarmi alla realtà, alle persone che mi circondano, ai codici di comportamento, quelli basati sui valori veri” (10). Insomma, un uomo o centomila, ma tutti soddisfatti reduci di un’emigrazione positiva e produttiva.

In copertina: illustrazione di Massimo Carulli

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