di DOMENICA DIRAVIAM
Le strade serpentine a due corsie del nord-ovest dell’Arkansas attraversano un paesino di 4301 abitanti. Molti di questi sono discendenti delle 40 famiglie italiane originarie che, nel 1895, arrivarono dal nord Italia, prima nel sud-est dell’Arkansas, dove subirono sfruttamento economico e malattie, e poi si stabilirono definitivamente nel fertile territorio di Tontitown. Gli abitanti del luogo, fieri della loro eredità, rimangono legati ad un patrimonio culturale che si è reinventato nel tempo, forgiato da inevitabili fattori sociali ed economici nonchè da progressi tecnologici che interessano ormai molte comunità. A differenza delle rinomate “grandi” Little Italy di New York, San Diego e Toronto – destinazioni turistiche di per sé sorvegliate dai fantasmi degli immigrati del passato, gli abitanti di questa comunità agricola di minore fama sono riuniti attorno ad un distinto patrimonio culturale incentrato sulla pigiatura dell’uva, la produzione di pasta e il gioco del bocce, insieme alle sagre di pollo fritto (nello stile del Sud) e al baseball.
I membri delle famiglie originarie espongono nel museo locale i loro preziosi manufatti: attrezzi agricoli, oggetti di artigianato, lettere e fotografie e documenti di storia orale per un progetto pubblico. Cosi’ la storia di Tontitown è protetta dall’erosione del tempo, dal disinteresse delle generazioni successive, dalla distanza fisica che li separa dai paesini dei loro antenati e dalla scomparsa dei membri fondatori. I ricordi narrano le tradizioni dell’annuale sagra/festival dell’uva, con la premiazione dell’uva, l’incoronazione della regina della sagra e l’immancabile momento della pigiatura. Questa serie di eventi attirava avventori dai paesetti circostanti pronti a divertirsi alle giostre, alla cabina di immersione, nelle prove di forza. Gli abitanti del posto conservano un ricordo collettivo dell’ educazione scolastica elementare guidata da suore cattoliche che obbligavano gli studenti a partecipare alla messa quotidiana per iniziare la giornata scolastica. Nelle loro interviste, gli abitanti di Tontitown, raccontano che incaricare le organizzazioni cattoliche a occuparsi dell’istruzione aveva lo scopo di promuovere l’integrazione tra bambini di diverse provenienze culturali e contemporaneamente salvare l’edificio scolastico che sarebbe rimasto vuoto o demolito. Ciononostante, i ragazzi di Tontitown si assimilavano alla cultura americana come dimostrano i ricordi di Halloween fra le quattro o cinque case nella vasta estensione di fattorie: i bambini mascherati chiedevano prelibatezze fatte in casa con il solito refrain di ‘dolcetto o scherzetto’.
Le narrazioni degli abitanti di Tontitown sono colme di patriottismo per gli Stati Uniti e ma non manca l’orgoglio etnico per la loro italianità americana (o americanità italiana). I coltivatori d’uva hanno vissuto alti e bassi durante e dopo il Proibizionismo ed hanno celebrato una rinascita economica quando l’azienda Welch’s ha iniziato a contare sui loro raccolti per la produzione di conserve e succhi. Un brutto colpo quando l’azienda si ritirò dalla zona negli anni ’80. Oggigiorno è rimasto un unico coltivatore d’uva a Tontitown: Chris Ranalli. La sede centrale di Walmart, situata nella vicina Bentonville, ha offerto opportunità di lavoro ai figli delle famiglie originali, ma ha anche interrotto il carattere conviviale della piccola città. Molte giovani famiglie si sono trasferite in centri più grandi seguendo i progetti di Walmart, alcune cadendo successivamente vittime dei licenziamenti, come nel caso di Heather Ranalli Peachee, la figlia di Chris Ranalli. Heather voltò le spalle al colosso e tornò alle sue radici, dedicandosi immediatamente al lavoro nell’azienda agricola del padre e fondando la Tontitown Winery.
Chris Ranalli e Heather Ranalli Peachee sono i protagonisti della Tontitown di oggi. Nel febbraio 2024, seduti sui comodi divani nell’ampia sala della Tontitown Winery prima dell’afflusso delle 11 del mattino, Chris e Heather mi hanno deliziata con storie intergenerazionali che raccontano il loro passato e il loro presente, dicendomi anche della loro recente esperienza come famiglia ospitante di uno studente italiano, Fed, che ha poi spinto i Ranalli a tornare in Italia, più specificamente nel paese natale del nonno di Chris, Orvinio, situato nella provincia di Rieti.
Il seguente estratto proviene della conversazione che ho avuto con Chris Ranalli (nato nel 1959) e sua figlia Heather Ranalli Peachee (nata nel 1981) che evidenzia aspetti dell’identità etnica percepita dalla famiglia Ranalli (Peachee). Chris Ranalli, ha condiviso i ricordi dei suoi antenati e della sua gioventù a Tontitown. Da racconti nostalgici, la conversazione si è incentrata sui dettagli riguardanti la nascita di un’enoteca e il sostegno da parte della comunità che ne ha fatto un luogo apprezzato tutto l’anno sia dalla gente locale che dai visitatori. Questa affermazione è stata confermata quando, un’ora dopo la nostra conversazione, un vivace gruppo di pensionati è entrato nel locale e si è accomodato per chiacchierare, partecipare a giochi da tavola e pranzare (perche’ oltre ad ottimi vini di produzione propria la Tontitown Winery ha un menu completo dall’antipasto ai dolci).
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Domenica Diraviam: Dimmi della tua vita come italo-americano qui, e raccontami del periodo in cui hai ospitato uno studente di scambio culturale italiano che ti ha poi spinto a fare un viaggio in Italia. Tutto ciò come ha influito nel rinnovare la tua visione di cosa significa essere italiano o italo-americano?
Heather Ranalli Peachee: È stato interessante come è andata. Non ci siamo iscritti per essere una famiglia ospitante. [Fed] era stato sistemato in una casa nella nostra zona e non ha funzionato; quindi, è finito da noi in pochi giorni. Era in classe con nostro figlio e aveva bisogno di un alloggio e quindi è finito a casa nostra con poco preavviso… È stata un’altra di quelle cose che sono andate alla perfezione. Una volta che si è sistemato, abbiamo iniziato a parlargli, a conoscerlo meglio. Sai che tutti gli italiani di Tontitown sono per lo più italiani del nord. Una cosa interessante, alcuni anni fa una mia collega mi ha detto che mio padre non era al 100% italiano perché era alto 1,88 m. Sai, e lei era una vera italiana del sud. [Fed] è arrivato, e ci aspettavamo qualunque cosa, abbiamo visto una sua foto ci aspettavamo che fosse questo ragazzo dai capelli scuri, un po’ basso, invece era alto, 1,90 m o 1,93 m, capelli chiari, occhi azzurri, italiano. Quindi è stato davvero interessante, Ma… Suo padre è di Parma, sua madre è di Venezia… Era una coincidenza piacevole, perché lui somigliava di più ai nostri familiari.
Domenica: Diverso dallo stereotipo?
Heather: Sì, sì, sì. Quindi ha vissuto con noi da ottobre, fino a quando è partito lo scorso giugno ed è stata una delle migliori decisioni che la nostra famiglia potesse prendere. Con poco preavviso abbiamo trasformato la nostra sala da pranzo in una camera da letto perché avevamo solo 3 camere da letto. Rapidamente, è entrato a far parte della nostra famiglia. Abbiamo imparato molto da lui. Specialmente per quanto riguarda la cucina e le cose… gli piaceva cucinare la carbonara – che non è la mia preferita – ma gli piaceva cucinarla spesso. E il pesto, e cose del genere. A volte mi sento, però, quasi, come se apprezzasse il fatto di essere entrato in una comunità italiana, sua madre soprattutto ha apprezzato [che] fosse con una famiglia più simile alla loro. Ma a volte, è davvero interessante, perché Fed mi ha quasi fatto sentire meno italiana. Capisci cosa sto dicendo? perché lui era così… Voglio dire, lui è davvero l’originale, e noi abbiamo il sangue, ma non abbiamo molte delle tradizioni che lui aveva. Quindi è stato interessante.
Domenica: Voi però avete tradizioni [italoamericane] uniche. Ad esempio, quando sono entrata nel ristorante, ho visto che servite gli spaghetti con pollo fritto. È una cosa di qui, una combinazione delle due culture.
Chris: Quest’è il nostro segno distintivo qui. E la gente dice perché? Perché pollo e spaghetti? Il motivo per cui la gente mangia pollo e spaghetti è perché è quello che avevamo. Avevamo polli e potevamo fare la pasta casareccia. Sai che abbiamo comprato macchine per la pasta. Abbiamo fatto la nostra pasta da sempre. Non abbiamo mai comprato spaghetti dal negozio – mai – ancora no. Infatti, facciamo, abbiamo una piccola fabbrica di pasta qui che vendiamo al nostro mercato ortofrutticolo. Vendiamo pasta fatta in casa… Abbiamo un panificio lì. Facciamo anche diversi tipi di pane e biscotti e pasta.
Heather: Soprattutto la mamma di Fed, penso, ci ha dato ancora più connessione con l’Italia. E penso che sia dovuta alla nostra connessione con la sua famiglia. Prima che ci incontrassimo, anche prima che lo conoscessi, sua madre ed io siamo diventate amiche. È stato buono per i nostri figli soprattutto.
Domenica: L’idea di fare un viaggio in Italia era già nella tua mente, o è sorta da questo?
Chris: No, in realtà… Ho sempre voluto andarci.
Heather: Sì, è vero, abbiamo sempre detto porteremo papà in Italia un giorno.
Chris: Desideravo solo di andare a vedere dove è nato mio nonno, dove erano i Ranalli. Conoscevamo la zona, la piccola comunità da cui veniva. Ma avevo questa visione nella mia mente – Da dove veniva? Come vivevano lì, sai, mi chiedevo. Probabilmente non avrei mai immaginato di andarci ma Heather l’ha realizzato.
Heather: Dopo che Fed è partito per tornare in Italia, la responsabile dello scambio culturale ha detto qualcosa che lei aveva imparato negli anni: prima che partano, bisogna avere un piano per quando vi rivedrete. Facilita un bel po’ la partenza . Beh, a quel tempo non avevamo davvero un piano di quando lo avremmo rivisto e lui è partito. Tutta la nostra famiglia ha letteralmente pianto per giorni, tutti e quattro noi, perché lui… Siamo tutti molto tranquilli, lui è molto vivace e dava molta energia e prendeva molta energia, ed era divertente e ci ha riportato in vita. Abbiamo comprato una nuova casa, e la casa sembrava enorme una volta che lui se ne era andato. È pazzesco. Quindi ci mancava più di quanto pensassimo. E ho iniziato a guardare i biglietti aerei perché ho pensato, non possiamo – aveva ragione! Abbiamo bisogno di sapere quando lo rivedremo. Pensavo di partire durante le feste del Ringraziamento [quando] c’è la pausa. Il prezzo del biglietto aereo era ragionevole. E così, Papà è venuto a un evento musicale qui una sera. Gliel’ho proposto. E gli chiesi : vogliamo andare in Italia a novembre. Pensi di poter venire? La mia matrigna, sua moglie – sono sposati da quando avevo cinque anni e le voglio bene – non sta molto bene, la sua salute non è buona. Lui risposte subito “Non ci riesco. Sai, perché non posso lasciare Les.” Comunque, durante quella conversazione abbiamo riflettuto su come ovviare a questo problema, ovvero trovare qualcuno a cui affidarla durante la nostra assenza… E abbiamo risolto!
Chris: Tu l’hai realizzato, sì!
Heather: Sono così grata che l’abbiamo fatto. Abbiamo prenotato verso luglio o forse ad agosto. E novembre arrivato in fretta. È così che ci piace viaggiare. Non voglio pensarci per due anni. Tutto è andato alla perfezione. La salute di [Les] era buona quando siamo partiti e lo è ancora. Siamo riusciti a partire senza che papà si stressasse troppo. Avevo parlato con Enrica Artemani. Anche lei è di Tontitown. Ha la doppia cittadinanza, e trascorre metà dell’anno in Italia. È davvero in gamba. E quindi quando stavo pianificando il nostro viaggio, ho parlato con lei. Abbiamo guardato Orvinio, da dove viene la famiglia di papà. Sapevamo che volevamo passare del tempo a Parma con la famiglia di Fed. Volevamo andare a Roma. Volevo assicurarmi che papà vedesse il Vaticano e cose del genere e poi volevamo andare a Orvinio. Volevo andare anche a Venezia. Abbiamo dovuto tagliare fuori [Venezia], quindi dovremo per forza tornare. E così ho parlato con Enrica mentre stavo pianificando il nostro viaggio. Le ho detto, “Pensi che abbiamo bisogno solo di uno o due giorni a Orvinio?” E lei ha detto, “Conosci qualcuno lì?” No. Abbiamo cercato online. Sono un po’ disconnessi. Abbiamo trovato dei lontani parenti su Facebook e abbiamo fatto amicizia virtualmente. Quindi Enrica ha suggerito, “Penso che un giorno intero sarà sufficiente”. Le abbiamo dato ascolto e ho prenotato un Airbnb. Nella piccola descrizione, che chiedeva il motivo per il viaggio, ho spiegato che mio bisnonno veniva da Orvinio. Sono la quarta generazione della famiglia Ranalli. Mio bisnonno è venuto da Orvinio circa nel 1907. Stiamo solo venendo a vedere da dove veniva. Beh, il proprietario del nostro Airbnb ha chiamato il giorno prima, per sapere quando avremmo fatto il check-in, e ha detto – Pensavo che probabilmente non sapesse parlare inglese; quindi, ho passato il telefono alla mamma di Fed. E lui le ha chiesto, “Come si chiama il loro familiare che è partito da qui?” Quindi, lei glielo ha detto. E abbiamo detto loro a che ora saremmo arrivati il giorno successivo. Abbiamo preso un treno e poi un’ora di Uber per arrivare in quel paesino di montagna. Quando siamo arrivati in cima, una macchina nera ci aspettava all’ingresso. Ci faceva cenno. Era il proprietario del nostro Airbnb che ci aspettava e ci ha accompagnato al nostro Airbnb. Arriviamo lì. E ha detto, “Ci sono altri Ranalli qui e sono più vicini di quanto pensate.” In meno di cinque minuti sentiamo bussare alla porta ed è Andreina Ranalli che – se la nostra porta d’ingresso è qui, la sua porta d’ingresso è – Proprio di fronte! È stata una cosa indescrivibile!
Chris: Se camminavi 10 passi eri sulla sua soglia. Sì, era così vicino,
Heather: E suo nonno e il nonno di papà sono fratelli. Era pazzesco, e lei non parlava inglese. Noi non parliamo italiano. Fortunatamente, Maurizio, il proprietario del Airbnb, parla perfettamente entrambi. E oh, mio Dio, è stato il massimo! … [Andreina] entra, e ha cinque foto in mano, e tre di loro, tre foto sono della casa di papà, dove vive tutt’ora. Sì, è stato pazzesco. Ha detto che quando stava pulendo la casa di suo padre, scomparso nel 2017, ha trovato queste 5 foto. Tutti sapevano – lo chiamavano zio Nazzareno. Tutti sapevano chi era e si erano sempre domandati tante cose su di lui. Non era affatto lo zio dimenticato. Era l’unico dei Ranalli che era emigrato. E tutti si chiedevano di lui. Era un argomento di conversazione nella loro casa. È stato pazzesco! Quindi, ci ha mostrato queste foto e papà dice “Questa è la mia casa.” E lì è dove viveva Nazzareno.
Chris: E’ quello che cercavo di comunicare. Sai che vivo ancora nella casa che Nazzareno ha costruito. A quanto pare, lui aveva mandato quelle foto nel corso degli anni, e aveva forse – hanno detto – mandato un po’ di soldi inaspettatamente. A un certo punto però questa corrispondenza si è fermata , dunque in Italia i parenti non sapevano dov’era, cosa gli era successo. Penso che Nazzareno sia morto credo nel 1964 pressappoco, perché sono nato nel ‘59, e ricordo vagamente che era in una casa di riposo. Non era più all’azienda agricola qui, perché non stava bene. E mio padre stava cercando di crescere sette figli, sai, là fuori. Quindi, mio padre lo ha portato in una casa di riposo dopo che mia madre è morta, penso, era così. Vedi, mia madre è morta quando avevo due anni. Mio padre si stava ancora prendendo cura di suo padre. E mio nonno Nazzareno aveva sette figli.
Domenica: Quindi hai fatto due più due per chiarire cosa accadde dal 1964 al presente?
Heather: È stato fantastico! Oh, mio Dio! Non avremmo mai immaginato questo. Pensavamo che saremmo solo andati lì a vedere da dove veniva. Non avremmo mai immaginato che avremmo incontrato un familiare stretto – e pensavamo – abbiamo cercato online. Ha detto che c’erano 12 Ranalli che vivevano ancora a Orvinio. E quindi sapevamo che ce n’erano alcuni lì. E pensavamo che sicuramente avremmo potuto contattarli. Ma non avremmo mai immaginato che sarebbe stata come una vera famiglia e avremmo conosciuto la nostra gente. Quindi, è stato fantastico! E quindi ci ha portato a… Quello che è successo è stato che la moglie del nostro proprietario di Airbnb, è andata al municipio, ha scoperto chi viveva ancora lì che era imparentato con Nazzareno, e poi ha contattato Andreina. Suo fratello, Severino non vive più a Orvinio, ma ha ancora la casa lì. E ci ha portato a quella casa. Ed era la casa natale di Nazzareno. La possiedono ancora.
Chris: Possiedono ancora quella, la casa di mio nonno.
Heather: Ce l’hanno mostrata, siamo entrati, e l’abbiamo girata. Era piccolissima, e hanno detto che ci vivevano dieci persone nonostante ciò. Una camera da letto. La cucina era come un armadietto. Questa città è antica, voglio dire che suppongo fosse una città. Tutti gli italiani di Tontitown vengono dal nord Italia, ma la nostra famiglia e la famiglia Morsani vengono da poco a nord di Roma, cioè Orvinio. Ed è un posto bellissimo. Ora vogliamo comprare un piccolo appartamento, qualcosa lì per poter tornarci più spesso.
Chris: Tutto ha preso forma, ed è andato alla perfezione! Voglio dire, non avrebbe potuto essere un’esperienza migliore della mia vita. E ora torno a casa e… tu torni qui e pensi. Oddio! Voglio solo tornarci. Sai altre piccole aree lì intorno, piccoli villaggi… È come se salissi sulla montagna, e guardassi fuori. Ci sono tutti questi piccoli villaggi. Sono solo bellissimi. Posso solo immaginare di andare in questi posti con la mia famiglia. Quando siamo arrivati a Orvinio mia cugina Andreina ha detto che suo fratello sarebbe passato in paese nel giro di pochi minuti. Lui si presentò, abbiamo fatto conoscenza e camminato lì intorno, dirigendoci verso un belvedere. Da lì puoi vedere l’immensità. Le montagne sembravano coperte di neve, ma non c’era neve. Erano solo nuvole, sai, nuvole basse su queste cime fino all’orizzonte. E’ semplicemente bellissimo, bellissimo. E poi guardi nella valle laggiù, e ci sono questi grandi, bellissimi campi verdi. E lui mi ha detto, è lì che lavorava mio nonno. Ha detto che era un contadino, e ha detto che aveva diversi asini. Aveva quello che chiamavano filari di muli da lavoro che scendevano là e trasportavano pesanti carichi di roba nei campi, e poi di notte tornavano, e ha detto che a volte rimanevano anche a dormire laggiù. Possedevano una piccola capanna, un posto in cui passavano la notte.
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Mentre sempre più clienti riempivano l’ampia sala dell’enoteca di Tontitown per il pranzo, si ripeteva il caratteristico rito italiano della famiglia (e comunità) intorno al tavolo. Quella di oggi è una versione modificata della famiglia allargata che Nazzareno aveva lasciato a Orvinio e che Chris ricorda della sua gioventù. Mentre io e Heather facevamo piani per future conversazioni, ci aggiravamo per le stanze del locale, una casa di metà secolo restaurata da Heather e suo marito. Ormai mi ero affezionata agli antenati esposti in fotografie su tutte le pareti, vivi nello spirito attraverso le storie che continuano ad essere raccontate da chi è in vita. E nel mio ora frigorifero c’è una bottiglia di vino moscato di Tontitown che attende di essere stappata quando io e Heather ci rivedremo ancora.