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Guide per emigranti italiani: un saggio di Herman Haller raccoglie le più importanti

di VALENTINA DI CESARE

Chi si occupa di emigrazione italiana sa bene che gli storici del fenomeno hanno individuato quattro diverse ondate migratorie, collocandole in precisi lassi temporali. La prima e la seconda ondata in particolare sono quelle che Herman W. Haller ha preso in considerazione nella stesura del suo interessante saggio “Tutti in America, Le guide per gli emigranti italiani nel periodo del grande esodo“, edito da Franco Cesati nel 2017.

Il volume è una miniera di dati e testimonianze assai precise sul periodo, e passa in rassegna alcune tra le più diffuse guide per emigranti, veri e propri vademecum confezionati appositamente per le decine di migliaia di persone intenzionate a lasciare l’Italia tra la fine dell’Ottocento e i primi decenni del Novecento. Le guide presentate nel libro ( l’autore, vista la grande varietà di materiale, è costretto a compiere una selezione) sono conservate in originale nelle biblioteche di Firenze e, pur avendo molti tratti comuni tra loro, non hanno le stesse caratteristiche: i contenuti, le avvertenze come pure gli intenti e i destinatari non sono i medesimi , così che questi brevi prontuari di viaggio, soprattutto se consultati a distanza di più di un secolo, sono in grado di rivelare le tante sfaccettature del fenomeno migratorio. A partire dall’ultimo decennio del 1800 fino all’incirca al 1930, i numeri ci dicono inequivocabilmente che gli emigranti italiani si dirigono maggiormente in America del Nord, per questo le guide più in voga in Italia sono quelle che accompagnano idealmente l’emigrante alla scoperta degli Stati Uniti, anche se non mancano prontuari per l’America del Sud. Quando il fenomeno migratorio inizia a prendere piede nel nostro paese, le destinazioni transoceaniche preferite sono l’Argentina, il Brasile e gli Usa che, come già detto, col tempo diventano la meta più gettonata.

Le prime guide per emigranti iniziano a comparire in Italia già un decennio dopo l’unità del paese: si tratta di manuali brevissimi, ancora poco articolati, contenenti informazioni generali e qualche indirizzo utile. Col tempo le guide diventano sempre più precise e specializzate: vi sono infatti sia quelle generali sia quelle riferite a un paese specifico. Per ogni guida poi c’è un acquirente ideale, un destinatario che gli autori si propongono di raggiungere: i cittadini italiani che decidono di lasciare il paese sono infatti in gran parte dialettofoni, e molti di loro non possiedono nemmeno la licenza elementare, dunque certi breviari di viaggio non possono non tener conto di questo dato, e per questo presentano un registro linguistico adatto e facilmente comprensibile. Non tutte le guide però sono rivolte a cittadini senza istruzione o formazione: nonostante il numero degli emigranti poco scolarizzati sia decisamente più alto, tra gli emigranti c’è anche una percentuale di persone che parte con maggiore consapevolezza, un mestiere ben preciso da svolgere nel nuovo paese e un’istruzione, benché elementare; Haller dunque ci fa conoscere anche manuali rivolti ad acquirenti decisamente meno sprovveduti. Da una parte questi breviari intendono “americanizzare” il più possibile i cittadini in partenza, onde evitare brutte sorprese all’arrivo, mentre dall’altra tendono a far sì che l’emigrante conservi un legame indissolubile con la madrepatria e di conseguenza con la propria cultura di provenienza, le tradizioni, le abitudini, i valori principali, al fine di non smarrirli una volta giunti dall’altra parte dell’oceano.

L’impostazione interna delle guide subisce cambiamenti sia nei contenuti che nei toni, man mano che il fenomeno migratorio cresce nei numeri e dà sempre più luogo a problemi, dibattiti, riflessioni di grande impatto sociale: ci si riferisce in particolare alle reazioni negative che cominciarono a serpeggiare in alcuni paesi di arrivo ai danni delle migliaia di emigranti, soprattutto della cosiddetta manovalanza non qualificata, situazione che porta l’Italia a correre ai ripari con la nascita del Consiglio Superiore dell’Emigrazione e del Commissariato dell’Emigrazione. Quest’ultimo, nello specifico, rende possibile la nascita di centri di accoglienza e informazione dedicati agli emigranti nei maggiori porti italiani (Genova, Napoli, Messina, Palermo) e nelle città estere in cui la comunità italiana è più numerosa. Regolare i flussi in primis ma anche mirare ad una preparazione ed una selezione migliore degli emigranti, sono questi i nuovi obiettivi da raggiungere.

Leggere gli estratti di queste guide non è solo interessante ma anche significativo: al di là degli aspetti economici, sociologici e politici che fanno capo al fenomeno migratorio infatti, sfogliare questi attempati vademecum ci ricorda quanto l’emigrazione, specie quella economica, sia prima di tutto un dramma personale, una frattura indelebile che il più delle volte si porta dietro traumi, rischi, incertezze, perdite. I registri linguistici in cui il lettore si imbatte, i consigli e gli avvertimenti che rintraccia tra le pagine sono indicativi e tratteggiano i contorni di una società non ancora evoluta, arroccata su convinzioni ancestrali, che caldeggia atteggiamenti remissivi, di sopportazione e sacrificio. A tal proposito ad esempio, la GUIDA DELL’EMIGRANTE ITALIANO a cura di ANDREA SARDELLA pubblicata nel 1902, suggerisce agli emigranti di lasciare l’Italia solo stagionalmente per poi far ritorno a casa con i guadagni. L’autore consiglia ai destinatari del breviario di non frequentare osterie o luoghi in cui si gioca d’azzardo, li invita a tenere un comportamento rispettoso dei padroni evitando di fare scioperi. Toni e consigli simili sono rintracciabili nella Guida del parroco, stampata nel 1908 e destinata a quei prelati che devono avere “cura spirituale” deli emigranti. Le AVVERTENZE POPOLARI PER GLI EMIGRANTI è invece un vademecum del 1914 che viene pubblicato direttamente dal Commissariato dell’Emigrazione: si tratta di una guida abbastanza corposa in cui si fa chiarezza sui documenti utili all’emigrante e vi compare inoltre un elenco di indirizzi di uffici a cui gli emigranti possono rivolgersi per consulenze. Anche il Reale Commissariato per l’ emigrazione pubblica delle guide e le distribuisce gratuitamente . Sono del 1904 le “Avvertenze per chi emigra negli Stati Uniti e nel Canada” e le ” Istruzioni per chi emigra negli Stati Uniti dell’America del nord”: si tratta di guide divise in due parti , la prima parte riguarda tutto il periodo preparatorio a ridosso della partenza.

Una delle prime guide in ordine cronologico presenti nel saggio di Haller è però quella di Roberto Manzo, stampata nel 1892: qui vi si trovano addirittura le tariffe ferroviarie e marittime utili agli spostamenti tra una città e l’altra, le indicazioni per il trasferimento di denaro alle famiglie rimaste in patria, i prezzi di servizi postali e una sorta di inserto speciale dedicato ai controlli medici da fare una volta arrivati a Ellis Island insieme ad alcune dritte da seguire per il colloquio “di ingresso” a Castle Garden. In questa guida si invitano gli emigranti che giungono negli USA a raggiungere una delle tante sedi dei missionari scalabriniani presenti nelle città americane e far riferimento a loro per qualsiasi evenienza. Nel 1922 dopo il Literacy Art poco prima della grande depressione compare invece la “Piccola guida dell’emigrante italiano diretto agli Stati Uniti ed al Canadà”: a curarla è Enrico Bianch che si premura di dare informazioni sulle nuove leggi in materia di emigrazione, dà notizie specifiche in particolare sulle categorie di cittadini non ammesse negli Usa, così da scoraggiare coloro che non possiedono le “caratteristiche adatte” e invita gli emigranti ad approfittare della lunga traversata per cominciare a studiare l’ inglese già a bordo della nave. Ai primi del Novecento infatti su molti transatlantici vengono istituire biblioteche di bordo cui l’accesso è consentito anche ai passeggeri di terza classe , solo però se muniti di specifica richiesta fatta agli ufficiali di bordo Nella fase preparatoria della partenza inoltre, sempre in questa guida, si consiglia di portare precise vivande per il viaggio tra cui limoni e biscotti.

Anche se col tempo gli Usa diventano pian piano la meta più appetibile per i nostri emigranti, il flusso migratorio italiano continua a dirigersi anche in America Latina. Le guide specifiche per paesi del Sud America iniziano a comparire già dal 1880: sono maggiormente indirizzate a operai, commercianti e professionisti che hanno già un mestiere consolidato. Haller presenta una guida del 1886 a cura di Arnaldo Tortesi che fa l’ apologia dell’emigrazione e incoraggia braccianti veneti e lombardi (gli italiani provenienti dal settentrione sono più orientati a emigrare in America Latina) a partire soprattutto per Argentina e Uruguay dove si costruiscono canali e moli e c’è bisogno urgente di manodopera. Il vademecum si arricchisce di notizie e informazioni sui paesi del continente, le tradizioni, le infrastrutture e i mezzi di trasporto locali. Nel 1887 Guido Corniani pubblica una guida indirizzata a chi vuole andare in Argentina, Uruguay e Paraguay: l’autore conosce bene questi paesi dunque il breviario è molto preciso. Si tratta di una guida piuttosto ottimista con dati statistici sulla presenza nutrita degli italiani in queste tre nazioni , con focus sulla provenienza statistica di emigrati per territorio (tipo Rio della Plata secondo l’autore è abitata da molti cittadini provenienti dall’Italia del Nord, soprattutto dalla Liguria); il manuale inoltre incita l’emigrante ad adattarsi con elasticità alle situazioni. Qualche anno dopo, nel 1902, Bernardino Frescura è autore della Guida della provincia di Buenos Aires, manuale che si consiglia di leggere già durante il viaggio. Nel 1909 Arrigo de Zettiry pubblica il Manuale dell’emigrante italiano all’Argentina, nel quale compare tra le altre cose un interessante schema della città, una specie di mappa con approfondimenti sulle zone e numerose raccomandazioni per evitare la cosiddetta “truffa all’americana” che colpisce l’emigrante appena arrivato al quale vengono spillati soldi con diverse promesse.

Gli autori delle guide sono di differente estrazione sociale: preti, impiegati di governo, studiosi, ognuno con una ideologia e un vissuto diversi. I breviari differiscono tra loro per tono, informazioni, linguaggio: in alcune guide l’autore sceglie di dare del tu al lettore, dando alle pagine un’impostazione più bonaria e colloquiale. In generale prevalgono in questi manuali una sintassi lineare e un registro medio basso e compaiono inoltre numerosi regionalismi. In alcune guide vi sono pagine dedicate alla storia del paese di arrivo: nel caso dell’America l’elenco dei presidenti e i cenni politici e geografici, con indicazioni su condizioni atmosferiche, risorse del territorio, settori lavorativi più sviluppati etc. Non mancano consigli su pensioni in cui soggiornare all’arrivo senza spendere troppo, indicazioni sulle tariffe dei telegrammi e quelle doganali. Nelle guide con una impostazione e un tono maggiormente moralistici, compaiono pagine appositamente dedicate alla donna emigrante la quale viene presentata come fragile e a rischio. Si incitano le donne non sposate o non destinate ad un ricongiungimento a informarsi prima di recarsi in America e a non partire alla cieca; alle donne si raccomanda la diligenza nelle faccende domestiche e la laboriosità, si invitano a non occuparsi di faccende che non competono loro e di essere buone, pietose e pazienti con i propri mariti, stanchi e duramente provati dal lavoro. Alle donne casalinghe viene raccomandato di non fare pettegolezzi, andare a far spesa o a messa e di tornare presto a casa, alle lavoratrici si chiede di stare attente, di non perdere l’onore, di essere sempre prudenti evitando si fidarsi e si esporsi. A tal proposito si elencano indirizzi di alloggi riservati a donne emigrate e organizzati dalle parrocchie italiane .Altro spazio è dedicato a fornire indirizzi e nomi di chiese italiane (Svizzera, Germania, Francia, America del Nord e Sud), dove recarsi il prima possibile per di fare conoscenza con i preti e con la comunità cattolica presente, o se presenti con le parrocchie italiane. Si invita l’emigrante al rispetto della famiglia, sia se giunta con sé nel paese di accoglienza sia se rimasta in patria. A chi emigra viene costantemente ricordata l’importanza del legame con la patria, e per questo è bene tornarvi per un tot di mesi l’anno. Seppur in numero minore, le guide continueranno ad essere pubblicate anche durante la quarta ondata migratoria, quella dopo il secondo conflitto mondiale sino alla loro definitiva scomparsa.

In copertina: illustrazione di Massimo Carulli

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