Poesia inedita

Tre poesie di Arianna Dagnino

A dispetto della mia brillante mente (per Hannah Arendt)


Fui donna scomoda, nell’era di un male
tutt’altro che banale. Crebbi ignara
di annegare i miei prussiani spasimanti
in occhi profondi, dicevano,
quanto il mio cercare.


La prima volta che Herr Professor
mi palpò il seno con venerazione,
tremai, diciottenne, come foglia
nel vento storto della Storia.


Ma sapevo a cosa mirare oltre i trastulli
di un marito esemplare. Ogni volta che
lui affondava fra le mie cosce
la sua verga di razzatore, io mi aprivo
agli incendi del suo pensare.


Addestrata alla volontà di potenza,
sbocciai in un fiore scandaloso,
mentre pure il mio profano professore
si ammantava di ariano furore.


Lasciai Martin alla moglie,
ai figli, alla selva oscura.
Forgiai una nuova me –
sprezzante, indocile, cerebrale.


Oltreoceano, altri accorsero
al mio miele, l’erotismo
di una mente non convenzionale.
Eppure mai rinnegai quello spregevole
segreto, il suo sole non tramontato,
le mie lacrime non versate.


Finché anni dopo ritrovai Herr Professor,
il cottage, la moglie inasprita.
Lui di nuovo fieramente in cattedra,
a trafiggermi nella nuda luce.


Ed io… io non potei più negare
l’impronunciabile verità: bruco
o farfalla, rimanevo intrappolata
nel cristallo del suo ideare.


Nonostante la mia brillante mente,
la mia lingua svelta, tagliente, (r)esistevo
solo in quell’abbraccio primigenio,
in quel marcio amore di gioventù.

Piano di guerra

Sei rimasto solo tu qui
-oggetto stonato -a contare
cicche di vita, amori spuntati,
note cancellate su spartiti sperduti.


Il giorno evapora in bagliori
di morte. Treni-spettro marciano
sui binari della discordia. L’allodola
non s’alza più in volo.


Venti ostili impazzano,
spazzano la terra desolata.
Grandine s’abbatte
con schianti di schegge.


Il soldato che cerca riparo
ti scopre, tenta una qualche nota
acerba, rapito da un evocato
profumo di lei nell’erba.


Ed è il dolore che ti spezza
te nella tempesta,
con lo shock da granata
di un’epoca sorda, mutilata.

Osserva i suoi figli

Osserva i suoi figli
dondolare su e giù,
nell’anonimo recinto
di un parco di città.


Suoi gli occhi persi,
sue le pagine bianche.
Nel rigoglio della maternità,
spenta è la vena,
interrotto il fluire carsico
dal midollo alle dita.


L’altalena sfiora aiuole di ricordi,
restituendole un incerto
déjàvu: soffitte senza fiato,
aranceti rapiti nel blu.


Il piacere divorato
in un diario consumato.
Musica che viene e va,
ma più non l’accende.

Puoi leggerle in inglese cliccando qui

Arianna Dagnino è scrittrice, giornalista, traduttrice letteraria e docente presso la University of British Columbia a Vancouver, in Canada, dove coordina gli eventi culturali della Società Dante Alighieri della BC. Ha conseguito un dottorato di ricerca in Letterature Comparate alla University of South Australia e ha collaborato con importanti case editrici italiane e testate giornalistiche nazionali quali “La Stampa”, “Il Corriere della Sera”, “L’Espresso”.

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