Ritratti d'autore

Non sappiamo cos’è la poesia ma vogliamo saperne di più: la scrittura di Kim Addonizio

di MICHELE CRESCENZO

Kim Addonizio ha i capelli castani che le cadono ondulati sulle spalle. Un tatuaggio con una rosa rossa sul braccio destro. Occhi tristi e aria da ribelle. Le sue poesie sono provocatorie e taglienti, capaci di trasmettere “energia fisica” come sottolinea Phoebe Waller-Bridge del New York Times.

L’autrice italoamericana ha scritto sei raccolte di poesie, due romanzi, due raccolte di racconti e due libri di scrittura creativa. Ha ricevuto borse di studio dalla NEA e dalla Guggenheim Foundation, due Pushcart Prizes ed è stata finalista del National Book Award per la sua collezione Tell Me. Recentemente la Black Coffe Edizioni ha tradotto alcune sue poesie per l’antologia Nuova Poesia Americana , l’ autrice ha festeggiato la pubblicazione con un post ricordando come i suoi nonni paterni siano immigrati negli USA dall’Italia all’inizio del 20° secolo. “È particolarmente emozionante e dolce vedere una selezione delle mie poesie tradotte in italiano, la lingua delle mie radici. Sto pensando di cercare di imparare l’italiano e di farlo esclusivamente attraverso la poesia, quindi qualunque cosa dirò sarà, beh, poetica… almeno in quella lingua”

Ai nonni paterni ha dedicato la bellissima poesia “Generazioni” raccontando la loro migrazione attraverso il cibo, i grembiuli, incroci di strada e un piatto vuoto.

La poesia di Kim Addonizio è ricca di aggettivi: un tatuaggio, il cuoio, un vestito rosso. Nel libro Ordinary Genius, racconta che – anche se è molto distratta – fa quotidianamente un esercizio di scrittura usando l’osservazione: rimane a fissare solo tre cose in un ambiente preciso e le appunta. Questo lavoro le permette di vedere con una maggiore profondità l’oggetto o la persona osservata. In un intervista al Structure and Style ha spiegato che questo è diventato una sua pratica quotidiana “Annotare, annotare, annotare. Questo è il mio mantra e devo ricordarmelo continuamente!”

Durante la stessa intervista lei racconta: “Se qualcosa sembra interessante, misterioso o accattivante, cerchi di capire perché. Se odi o ti senti arrabbiato, cerchi di esplorare quella sensazione. È quello il momento in cui inizi ad avvicinarti a qualcosa che riguarda la poesia. Penso che la poesia sia come conoscere una persona: molte volte, non si è consapevoli del perché siamo attratti. Lo sei e basta. È quando sei attratto da una persona o da una poesia, c’è un mistero lì. Non sai cosa sia, ma vuoi saperne di più. Il punto è avere una certa curiosità ed eccitazione per qualcosa che all’inizio potrebbe essere estraneo. Quando vai in un paese in cui non parli la lingua o non conosci le usanze, c’è una certa ansia, certo, ma c’è anche il piacere di liberarti di ciò a cui sei abituato. Forse è utile per le persone avvicinarsi alla poesia come viaggiare con lo zaino in spalla attraverso l’Europa o l’America centrale.”

Kim Addonizio ha inizia a scrivere poesie poco più che ventenne, mentre viveva a San Francisco negli anni settanta “prima che fosse invasa da tecnologia e denaro” – dichiara al Palette Poetry – “Era un posto dove le persone si definivano poeti, e questo per me è stato fantastico. Mi ci è voluto molto tempo per affermarlo, ma San Francisco mi ha dato l’opportunità. Microfoni aperti in tutta la città, ancora qualche poeta beat che fluttua in giro (Ferlinghetti, Gregory Corso, Bob Kaufman, Jack Micheline) insieme a poeti anarchici e poeti femministi della seconda ondata … sembrava che la poesia fosse ovunque. Non avevo davvero nessuna direzione nella vita, tranne che cercare di imparare uno strumento musicale abbastanza bene. Lavoravo per il salario minimo in vari lavori e non ho mai pensato di provare a fare carriera in qualcosa. E la poesia non riguardava certo l’avere una carriera; era qualcosa che mi ha trascinato via e mi ha colpito al cuore, e dovevo farlo.”

Lo scrittore Andre Dubus III ha dichiarato che “Kim Addonizio scrive come canta Lucinda Williams, con grinta e grazia ricavate duramente sul desiderio di amore e redenzione, il tipo che può venire solo nell’oscurità più oscura quando la sopravvivenza non sembra più probabile.”

In un meeting americano l’autrice ha detto : “La scrittura è fascino e sfida continua, oltre ad essere l’unica forma di spiritualità che posso praticare costantemente. Ho iniziato come poeta e tornerò sempre alla poesia – sia leggendola che scrivendola – per quel senso di profonda scoperta e comunione che trovo lì. Ci sono solo due regole utili a cui posso pensare per gli aspiranti scrittori: impara il tuo mestiere e persevera. Il resto, come ha detto Henry James, è la follia dell’arte “.

(L’illustrazione di copertina è di Giulia Polidoro)

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