L'altra diaspora, Storie

Tra la Tunisia e l’Italia col desiderio di raccontare

di VALENTINA DI CESARE

Tempo fa ho scoperto casualmente la pagina Facebook “Un’italiana a Tunisi” e ho iniziato a seguirne i contenuti con una certa continuità. Vi ho trovato e vi trovo tuttora consigli di ogni tipo sul paese africano e la sua capitale, articoli su tematiche sociali e culturali, testimonianze storiche di radici comuni. La mente di questo progetto è Giada, una giornalista lombarda che in Tunisia ha vissuto per alcuni anni e che, anche ora che temporaneamente è di nuovo in Italia, non smette di rivolgere il suo sguardo dall’altra parte del Mediterraneo. Quello che Giada prova nei confronti del paese nordafricano è qualcosa di più di una semplice fascinazione: è in Tunisia che vorrebbe stabilirsi e dedicarsi al suo progetto giornalistico già attivo, chiamato “L’altra Tunisia”, un webmagazine dedicato sia alle notizie riguardanti la piccola nazione africana, così vicina eppure così assente dai raggi di interesse principali delle testate giornalistiche italiane, sia alle migliaia di tunisini che vivono in Italia, i cosiddetti figli della diaspora tunisina, gli italiani di seconda generazione, nati qui da genitori tunisini o da matrimoni misti.

Un blog insolito il tuo: la Tunisia nonostante la vicinanza al nostro Paese non è certamente una meta battuta … Perché e com’è nata questa pagina Facebook e come mai continua nonostante tu non viva più in Tunisia?

La pagina Facebook “Un’italiana a Tunisi”, che ora conta più di dodicimila “mi piace”, é nata ad aprile 2014, in seguito al mio trasferimento in Tunisia per amore. Da giornalista, che andava a vivere in un Paese nuovo e poco conosciuto in Italia, decisi di provare a raccontare la mia migrazione al contrario e la mia quotidianità attraverso questa pagina. Inizialmente tramite foto e racconti di vita quotidiana, come “la lotta mattutina” per prendere il taxi, il racconto del mio corso di arabo alla Bourguiba School, il Ramadan in un Paese musulmano, e così via, poi iniziò anche ad essere una sorta di raccoglitore di notizie sul Paese: condividevo infatti anche articoli in italiano, francese o inglese che lo riguardavano. La pagina continua ad esistere, nonostante non viva più stabilmente in Tunisia, perché la Tunisia fa comunque ancora parte della mia vita, anche se in modo diverso. La Tunisia inizialmente non l’ho scelta: sono andata a viverci perché il mio allora marito era ritornato nel suo Paese di origine e lo avevo seguito. Ma poi ho scelto questo Paese: ho scelto di ritornarci nonostante il mio matrimonio sia poi terminato, ho scelto di dedicarci un progetto editoriale. I due anni di vita nel Paese mi hanno cambiata, sotto più punti di vista. Ho rivalutato diversi aspetti dell’Italia, ho provato la nostalgia che prova chi emigra. Ma soprattutto mi sono accorta di quanto la narrazione su questo Paese fosse incompleta: i media ne parlavano in termini di attentati (ero lì quando accaddero nel 2015 i terribili attentati al Bardo, a Sousse e in centro a Tunisi), foreign fighers, immigrazione irregolare. Ma c’era molto di più. C’era una società civile che meritava di essere narrata. C’era un popolo che meritava una narrazione diversa. La Tunisia è diventata la mia seconda casa, fa parte delle radici delle mie figlie. È proprio per questo legame, che la pagina ha continuato ad esistere, anche se è meno attiva rispetto a quando ci vivevo, ma si riattiva nei miei viaggi nel Paese. Posso dire che Un’italiana a Tunisi è stata un terreno di prova per dare poi il via al mio progetto editoriale L’altra Tunisia, un settimanale in lingua italiana dedicato alla Tunisia e alla comunità Italo tunisina in Italia (www.laltratunisia.it), a cui ho dato vita a giugno 2021.

Cosa ti lega a questo Paese?

Una volta un ragazzo tunisino mi ha detto: “Probabilmente il tuo legame così forte per la Tunisia è dato dall’amore che hai ricevuto negli anni in cui ci hai vissuto stabilmente”. Penso che abbia ragione. É qualcosa difficile da spiegare a parole, anche per me, che con le parole ci ho a che fare ogni giorno. Nonostante le varie contraddizioni, nonostante le varie arrabbiature che mi capitavano, in Tunisia io sono stata bene. Sono stati due anni intensi, in cui mi sono messa alla prova come giornalista, in cui ho ricominciato da zero, in cui sono stata accolta da tutti quanti, in cui sono stata valorizzata per ciò che ero. Ho creato legami di amicizia e professionali. Mi lega questo affetto e la voglia di raccontarla nella sua totalità e attraverso le storie delle persone. Quando rimetto piede in Tunisia è come se non l’avessi mai lasciata. E poi me lo dicono tutti: il mio sguardo cambia, diventa più luminoso e pieno di vita. E’ un Paese che mi dà mille stimoli, è il mio posto nel mondo.

Hai conosciuto italiani che si sono trasferiti in Tunisia? Di cosa si occupano e perché hanno scelto di viverci?

Si, ho conosciuto diversi italiani che si sono trasferiti in Tunisia. Diciamo che possiamo dividerli tra italiani che si trasferiscono per amore, per studio, per lavoro e come pensionati. Chi si trasferisce per amore lo ha fatto perché spesso il partner tunisino in Italia non era valorizzato e allora lo ha seguito, ricominciando da zero. Ci sono diversi investitori, che aprono attività nel Paese perché ci sono sgravi fiscali e ovviamente il costo della manodopera è minore, un terzo rispetto all’Italia. Chi viene a studiare lo fa per rafforzare il suo arabo: la Bourguiba School è tra le scuole più rinomate per studiare questa lingua e la Tunisia é poco distante dall’Italia. Tra i pensionati che si trasferiscono c’è chi lo fa solo per questioni economiche (c’è la defiscalizzazione e un euro vale tre volte tanto la moneta locale), ma c’è anche chi si è innamorato di questo Paese, del suo clima, del suo tempo rallentato, ed è come se vivesse una seconda gioventù, senza pensieri, senza preoccupazioni, potendosi permettere una vita agiata che in Italia invece non sarebbe possibile. C’è anche chi ha una pensione minima e in Tunisia riesce a vivere dignitosamente, mentre in Italia sarebbe con l’acqua alla gola.

I siciliani di Tunisia, una pagina poco nota ma importante nella storia del nostro Paese… Che idea ti sei fatta di questa vicenda? In Tunisia è stata dimenticata come in Italia?

Di questa vicenda non sapevo nulla, finché non ho messo piede in Tunisia e ho partecipato alla presentazione del libro “La traversata del deserto” di Marinette Pendola. É stato questo romanzo che mi ha fatto scoprire questa Storia minore e mi ha fatto indagare sul tema. Credo che sia importante continuare a fare memoria, raccontare questa parte della nostra Storia, per capire meglio anche ciò che accade oggi. Ci siamo dimenticati che siamo un popolo di migranti e in questi anni alziamo muri e frontiere, chiusi nei nostri privilegi non ci ricordiamo di quando erano i nostri antenati a viaggiare, anche irregolarmente, per cercare condizioni di vita migliori. C’era una forte comunità di Italiani di Tunisia, per lo più Siciliani, che ha sofferto il distacco dalla Tunisia avvenuto post Indipendenza. Spesso sono persone di una certa età e per questo è importante fare memoria, per non perdere i loro racconti, per continuare a tramandarli anche dopo la loro dipartita. In Tunisia questa memoria è più viva: ne è un esempio il progetto dell’archivio delle memorie italiane di Tunisia alla Dante Alighieri, portato avanti da Silvia Finzi, grazie al contributo dell’Ambasciata Italiana e al Comites, e l’evento Matabbia che ha avuto luogo lo scorso anno proprio a Tunisi, organizzato, tra gli altri, in collaborazione con l’Associazione culturale Banca Marsalese della Memoria, tre giorni di full immersion su questo tema. Inoltre nel quartiere de La Goulette c’è l’associazione Piccola Sicilia che sta cercando di tenere viva questa memoria storica.

Ultimamente sei stata a Bologna, e hai partecipato a un evento organizzato da un’associazione che si occupa di Diaspora migrante, fondata da alcuni ragazzi di origine tunisina. Ci sono altri progetti futuri che ti coinvolgeranno?

Prossimamente tornerò ancora a Bologna per seguire la presentazione di un libro sugli Italiani di Tunisia, “Al di là del mare – una storia italiana tra due sponde del Mediterraneo”, di Lorenzo Bonazzi. A fine marzo sarò invece a Tunisi, durante il Ramadan e la Pasqua, per fare diverse interviste e mostrare il Paese durante questo mese sacro e come viene vissuta la Pasqua da una minoranza religiosa.

Se dovessi consigliare la Tunisia a qualcuno quali sarebbero i motivi principali? Pensi che continuerai a frequentare questo Paese?

Consiglierei la Tunisia per la bellezza dei suoi luoghi, dal mare, al deserto, alle montagne. Per l’ospitalità e il cuore grande e generoso della sua popolazione. Per il tempo rallentato, utile a chi ha bisogno di distogliersi dalla frenesia della nostra quotidianità e ritrovarsi. Per chi vuole visitare un Paese che dà stimoli continui e che è una scoperta continua. Proseguirò certamente a frequentare questo Paese, visto che rimane al centro del mio lavoro giornalistico. Spero che prima o poi tornerò a viverci stabilmente, e di aprire proprio una sede del mio webmagazine nella capitale.

In copertina: illustrazione di GIULIA POLIDORO

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