Storie

George Mazzei e la “conquista” della lingua italiana

di CALLI ABISOGNIO

Il suo nome è George Mazzei, con 84 anni di vita alle spalle e tanti preziosi anni da ricordare con affetto. Secondo lui però c’è ancora tanto da scoprire — mentre facevo la mia chiamata con George, sentivo la sua passione per la vita nel modo in cui parlava-. Nato e cresciuto a Brooklyn nello stato di New York, adesso abita a Palm Beach Gardens in Florida, ma il suo cuore vive e vivrà per sempre in Italia. 

La conquista della lingua italiana è, secondo lui, una “continua sfida.” Ogni missione però ha il suo punto di partenza, e quello di Mazzei si può fissare nei primi anni 2000.  

I nonni di Mazzei sono nati in Italia, il padre e i zii invece sono tutti nati a Brooklyn, proprio come George. Per festeggiare l’80° compleanno di suo padre, George ha deciso di viaggiare in Italia con lui e così provare a capire meglio le loro radici italiane . All’inizio suo padre aveva alcuni dubbi sul viaggio, perché la loro famiglia in Italia era pressoché scomparsa, e quindi l’uomo pensava che non ci sarebbe stato un vero motivo per andare in Italia, ma George non smise di insistere e di conseguenza è iniziato il viaggio—nel senso vero e proprio della parola.

Una volta durante il loro viaggio in Italia, lui e il padre si erano trovati in un ristorante e George cercava di parlare in italiano con il cameriere calabrese. Però il problema era che George non parlava bene italiano. Il padre osservandolo gli domandò: “Ma che fai?” e George rispose: “Voglio parlare in italiano”, pieno di convinzione. 

Siccome il padre di George era di madrelingua italiana, lui era capace dii parlare in italiano con il cameriere, e in effetti l’aveva già fatto, ma da quel momento, all’improvviso, George si sentì molto orgoglioso di suo padre. In quella precisa occasione George decise di imparare la lingua italiana per davvero, prendendola  sul serio. Avrebbe iniziato appena andato in pensione. 

Nel 2001, Mazzei decise di andare nuovamente in Italia con sua moglie. Perso a Roma senza molto da fare, George telefonò al suo amico di origini irlandesi, un prete che veniva dal New Jersey. Quella sera cenarono insieme. Il prete era molto conosciuto in Italia e parlava benissimo l’italiano. Qualche tempo prima, era andato nelle Marche e aveva iniziato a imparare italiano per via dei suoi impegni in chiesa , e in più aveva avuto l’opportunità di lavorare in Vaticano. Quindi George si ispirò molto da lui. 

Poco dopo essere andato in pensione, George si è iscritto a un corso di italiano full-immersion in Italia. È durato sei settimane. Alloggiava in un agriturismo con alcuni amici. Ogni giorno andava a scuola dalle 09 alle 16 mentre sua moglie faceva giri, mangiava e visitava i luoghi. Dopo questa esperienza unica, Mazzei si sentì molto felice e pensò che la sua vita sarebbe cambiata per sempre. E aveva ragione. Appena tornato negli Stati Uniti quell’estate, sentiva subito una fitta nel cuore che gli diceva: “Tu devi continuare a studiare la lingua italiana!” anche se da quel momento in poi, il percorso di studio sarebbe dovuto proseguire autonomamente. Allora pensò di iscriversi alla Florida Atlantic University dove iniziò a frequentare i corsi di italiano, sotto il sole floridiano. Il suo primo corso aveva come professore Emanuele Pettener. Qualche tempo dopo, George e la famiglia dei Pettener sono diventati cari amici. Col tempo George iniziò a frequentare anche i corsi di Ilaria Serra mentre lui passava la maggior parte dell’anno nella Florida. Soltanto i corsi scolastici però non gli bastavano. Infatti durante la nostra intervista lui mi ha confessato appassionatamente che il suo amore incondizionato per la lingua italiana lo aiutava ad andare avanti: a lui non importava la quantità di crediti universitari acquisiti, bensì la passione per questa lingua in generale. George mi ha rivelato che ad ogni incontro floridiano con Emanuele Pettener e Ilaria Serra, lui cerca di parlare soltanto in italiano per poter immergersi nella lingua anche fuori dall’Italia. 

Ogni volta che fa un viaggio in Italia, Mazzei ama stare nel paese di Urbania, nella regione delle Marche, con i suoi amici. Infatti viene soprannominato da loro il « Sindaco di Urbania » da loro, perchéè andato lì ogni fino all’arrivo della pandemia. 

Il nonno di Mazzei è nato nel 1872 in Italia. A quei tempi il popolo italiano non aveva vita facile ed era privo di ogni cosa, soprattutto di cibo quindi un giorno quest’uomo decise come tanti altri di cercare una vita migliore negli Stati Uniti. Così quando a 22 anni si trasferì lì. Siccome aveva esperienza lavorativa come sarto in Italia, appena giunto negli Stati Uniti iniziò subito a lavorare in un grande magazzino americano. Tornò in Italia e si sposò e poi tornò di nuovo negli Stati Uniti e lui e sua moglie ebbero nove figli c

Due di loro purtroppo morirono, mentre gli altri sette sopravvissero, e il padre di George era uno dei benedetti figli — il quarto. Il padre di George aveva quattro sorelle. 

Il nonno di George era riuscito a crearsi una buona situazione finanziaria negli Stati Uniti perché faceva sarto, un lavoro molto richiesto all’epoca. Morì quando il padre di George era ancora adolescente. La vita quotidiana dei genitori di George era dura perché allora negli Stati Uniti c’era tanta discriminazione contro gli italiani. Figuriamoci poi dopo la morte del nonno di George, a 16 anni suo padre doveva affrettarsi a terminare gli studi per poi trovare un lavoro e prendersi cura della sua famiglia. Persero la casa dove vivevano perché il mutuo era troppo costoso e le sorelle femmine dovevano sposarsi. Allora il padre di George visse con altri membri della famiglia, e poi a 18 anni aprì la sua+a azienda — un’azienda che fabbricava batterie. A 24 anni sposò una donna di origini scozzesi e i due crearono la loro famiglia di cui George faceva parte. Durante la seconda guerra mondiale, il padre di George lavorava come tecnico al Navy Yard. Dopo la guerra, lui scelse di riaprire la sua azienda di batterie e stavolta decise di includere nelle produzioni anche le radio e le macchine elettriche.

George mi racconta che da adolescente quando viveva a Brooklyn era circondato da tante nazionalità diverse. Il suo miglior amico era irlandese, ma c’era anche un caro amico Paul che aveva i genitori di Roma. La domenica George andava spesso da Paul per cena. Ogni volta trovava un gran banchetto di cibo, vino, e soda. George ricordando quei momenti, paragona con tenerezza quelle esperienze di allora alla cena di Ringraziamento, con l’unica differenza che la cena da Paul c’era ogni settimana.

Mazzei mi dice che ogni volta che arriva in Italia si sente come quando ci si sveglia a cinque anni la mattina a Natale e si è pronto ad aprire i regali.” In Italia George è sempre felice di incontrare di nuovo i suoi amici e trascorrere tempo con loro e festeggiare con i suoi amici. Adora il cibo italiano e ama consumarlo con i suoi amici, tra i quali Emanuele Pettener. La moglie di George non parla bene italiano, e non ha la voglia di impararlo, ma capisce bene la lingua, a volte persino meglio di George. George mi confessa ridendo, che a volte sua moglie capisce alcune cose in italiano che neanche lui capisce. 

Nel 2020, Mazzei è stato ospite al Festival di Cinema Italoamericano, un festival creato dalla sua Alma Mater, la Florida Atlantic University. C’era un film in particolare che ebbe su di lui un forte impatto, un film che raccontava la storia di un afroamericano che viveva nel Bronx e che aveva imparato la lingua italiana lungo le strade del quartiere e poi, nonostante la discriminazione subita perchè era nero e parlava un dialetto italiano non-standard, alla divenne insegnante di italiano! George paragona questo film alla sua storia della sua vita nel senso che anche lui da piccolo aveva imparato e ascoltato per le strade un dialetto misto di italiano a Brooklyn.

Mazzei racconta che durante il Festival gli è capitato di raccontare al pubblico presente le sue esperienze come italoamericano, e ha parlato specialmente come una persona che ha cercato di immergersi tanto e profondamente nella cultura italiana. 

Per quanto riguarda la sua frase o parola preferita in italiano, Mazzei mi ha risposto, senza un briciolo di esitazione, “Gim’!” — una parola nel dialetto di Urbania che vuol dire “Andiamo!” in italiano . Oppure, più precisamente, gli piace la frase “Gim’ all’enoteca!” (Lui paragona la gioia di andare all’enoteca alla gioia di un carnevale.)

Mazzei ha quattro figli e 11 nipotini. Nessuno di loro parla italiano, perché o vivono a New York — senza l’opportunità di incontrare spesso George — o sono troppo impegnati con la scuola. Comunque Mazzei ha fatto un viaggio in Italia due anni fa con due dei suoi nipotini. Quando gli ho chiesto cosa vuol dire “essere italoamericano”, lui ha usato più volte e specificamente la parola “radici”. Perché, dopotutto, l’identità di un essere umano ha a che fare con le radici: quando ci si prende cura di qualcosa si coltiva un’identità, e questa col tempo può diventare un bel fiore. 

(In copertina: illustrazione di Massimo Carulli)

Puoi leggere l’articolo in inglese cliccando qui

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