Storie

Forse l’ultima Abisognio del mondo

di CALLI ABISOGNIO

Abisognio deriva dalla parola “bisogno”, in inglese “need”. Una parola che descrive bene la mia famiglia, per tanti motivi. Non sappiamo quando il cognome è cambiato, sappiamo soltanto che sulla pagina web del sito Ancestry abbiamo trovato il nome del nostro antenato Pasquale Bisogno , in un documento datato 1915: a quei tempi dunque il cognome non era ancora mutato in Abisognio. 

Pasquale era il padre di mio padre. Io e mio nonno non ci siamo mai incontrati, stessa cosa per mia nonna, sua moglie di nome Giuanina Famulari. Ambedue sono scomparsi negli anni ’80, e io sono nata nel ’99. Né lui né lei sapevano leggere e scrivere, non solo in inglese ma anche in italiano. Erano analfabeti e all’epoca questo era un fenomeno piuttosto diffuso soprattutto tra gli immigrati.

Mio padre invece si è laureato due volte, anche se purtroppo attualmente ha perso il cervello vivace e acuto che possedeva in passato. Oggi mio padre ha 85 anni. Lui è nato il a New York il 1 marzo del 1936, nel quartiere di Little Italy, allora quasi completamente abitato da italiani. Con la sua famiglia abitavano in un minuscolo appartamento dove non funzionava niente e non era semplice vivere: erano in sei e vivevano in una stanza, con qualche piccolo mobile e una stufa a legna dove la nonna cucinava mentre chiacchierava sorridente col nonno. Oltre ai miei nonni e a mio padre, c’erano le sue due sorelle Anna e Dorothy e suo fratello Saverio, l’unico tra i figli che parlava meglio l’italiano, forse perchè chiacchierava maggiormente con i suoi genitori. Mio padre mi dice spesso osservandomi che la nonna mi avrebbe voluto bene. Non ne ho dubbi.

A New York papà frequentava una scuola cattolica romana, faceva da chierichetto e conosceva abbastanza bene il latino. Del periodo scolastico ha molte memorie che lo divertono. Ricorda spesso un episodio che lo fa sorridere: una volta un suo compagno fece la pipì nella fontana d’acqua adiacente alla scuola e una delle suore che insegnavano lì lo prese per l’orecchio e gli diede due schiaffi.

Nonna Giuanina è nata a Messina,in Sicilia, sono i suoi documenti a rivelarcelo. Sulle origini di nonno Pasquale invece non abbiamo certezze. La sua famiglia doveva essere di Napoli, ma non sappiamo se nacque nella città partenopea o già a New York. Purtroppo mio padre non ricorda bene i dettagli, o forse non ha mai chiesto niente in particolare ai suoi genitori. Quel che è certo è che entrambi i miei nonni erano di madrelingua italiana ma evitavano di parlare troppo in italiano con lui nè insistevano nell’insegnargli la lingua, perché a quei tempi era estremamente importante per gli immigrati mescolarsi e mimetizzarsi con la società americana. Come adolescente, mio padre spesso faceva gli scherzi ai suoi vicini, con il suo miglior amico, Zeke italiano come lui e, con una madre “fresh out of the boat”. Lui e Zeke ogni tanto chiamavano a telefono un vicino e dicevano “Congratulations! You’ve won a new television! The 1953 model! Just answer this one trivia question and we’ll deliver it right to your door!” La domanda che gli facevano era sempre facile e il vicino rispondeva senza problemi. Alla fine della telefonata lui e Zeke andavano in un vecchio magazzino vicino casa, prendevano alcune scatole di cartone vuote e grandi, e le lasciavano davanti al portone del vicino, ridendo per poi scappare via. 

Mio padre lavorava tantissimo sin da giovane, ha cambiato tanti lavori fin quandoha conosciuto Rosalie, una giovane donna anche lei italiana. Si truccava pochissimo, e aveva un’espressione in viso sempre seriosa. Dall’unione con Rosalie sono nati i miei fratellastri: Philip, Lisa, e Paula. Non ho mai incontrati dal vivo e comunque ci sentiamo poco purtroppo, e anche loro pare non abbiano un contatto molto stretto. Mio padre e Rosalie divorziarono dopo qualche anno di matrimonio e poi lui trovò un lavoro come capitano del NYPD a New York. In questo periodo mio padre ha conosciuto mia madre, una donna ebrea. I miei genitori si sono innamorati per via del teatro comunitario a New York. Io sono nata dal loro incontro e dal loro amore. Studio la lingua italiana ormai da tre anni. Prima l’ho studiata a casa per due anni, e poi sono entrata alla facoltà di italiano alla Florida Atlantic University, già con un livello avanzato. Amo questa lingua come se fosse una persona. Probabilmente non mi sposerò mai, ma non importa — la lingua italiana è mia moglie. Volevo preservare questa lingua meravigliosa, perché la morte di mio padre sta avvicinando, (non è così grave, io e lui ne scherziamo ogni giorno) e non voglio avere figli. Le mie sorellastre hanno cinquantanni, non hanno figli e non sanno parlare italiano, e credo valga lo stesso per il mio fratellastro quindi io sarei l’ultima speranza per affinchè qualcuno della nostra famiglia parli questa lingua. Sento molto forte dentro me il mio lato italiano. Sono cresciuta ebrea ma ormai non credo in Dio anche se dovrei credere in lui. Nel 2003, quando avevo soltanto quattro anni mio padre ebbe un arresto cardiaco quasi fatale. È morto per 10 minuti. Io e mia madre non riuscivamo a credere che dopo quei 10 minuti, lui fosse di nuovo vivo.Ai nostri occhi quello è stato un miracolo. Insomma questo episodio mi ricorda che da piccola stavo per perdere mio padre, il mio caro “lato” italiano. Chissà se avrei imparato ugualmente l’italiano se non avessi potuto trascorrere tutto questo tempo con mio padre.  Tanti anni fa, mio padre scriveva poesie e dipingeva quadri. Io non so dipingere ma come lui amo scrivere poesie, sia in italiano che in inglese. Ogni volta che scrivo qualcosa nella lingua italiana, le do un bacio.

Ho scritto una poesia in italiano che parla di questo mio rapporto con la lingua italiana, che si intitola semplicemente “La lingua italiana”. Chissà se un giorno sarà pubblicata! Quel che importa è che non ho lasciato morire questa bella lingua che fa parte della mia famiglia. Oltre a interessarmi alla lingua, in questi anni ho cercato di avvicinarmi il più possibile alla famiglia di mio padre, al mio ramo italiano anche se ormai mio zio Saverio è morto, e anche mia zia Dorothy è morta. Zia Anna è molto anziana e la prima moglie di mio padre ,Rosalie, è morta anche lei. Mio padre, comunque, mi dice spesso che abbiamo ancora una parte della famiglia in Italia, ma chi? Voglio sapere di più.  Il nostro cognome è rarissimo, Abisognio. Forse sarò l’ultima Abisognio nel mondo e questo pensiero mi spaventa. A volte mi chiedo se sono italo-americana, ma non so rispondere in compenso so che quando mio padre mi sente parlare italiano è molto orgoglioso di me, perché ho imparato la lingua dei suoi genitori, e lui non sa parlare bene l’italiano come me . Un giorno forse mi piacerebbe vivere in Italia. In quel caso, sarò italiana, americana, o tutte e due? Non so rispondere neanche a questa domanda ma so che se i miei nonni fossero ancora vivi, sarebbero stati orgogliosi di me. Giuanina e Pasquale, se mi sentite da paradiso, vi ringrazio tantissimo perché mi avete regalato questa lingua stupenda. Un’entità che amo più di ogni persona del mondo: la lingua italiana. 

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