di ILARIA SERRA
Questo articolo vuole essere un ponte tra Italia e Stati Uniti, sotto il segno della poesia e della pietas. Per questo sarà possibile leggerlo sia in italiano che in inglese.
L’incendio alla Triangle Shirtwaist Factory avvenne 25 marzo 1911, ma non è stato ancora dimenticato. Quel giorno 146 persone, la maggior parte giovani lavoratrici italiane ed ebree, furono intrappolate e bruciate vive o si lanciarono dalle finestre sui marciapiedi per sfuggire alla fabbrica in fiamme. I laboratori si trovavano agli ultimi piani del palazzo di Manhattan, nel Greenwich Village, e le lavoratrici vi erano state chiuse a chiave per evitare furti.
Lo scorso 25 marzo è stato installato il nuovo monumento che commemora questa tragedia sul lavoro, portato avanti dalla professoressa Mary Ann Trasciatti di Hofstra University e presidente del gruppo Remember the Triangle Fire Coalition. Il nuovo memoriale è costituito da un nastro di metallo che scende dal palazzo, in cui sono state cristallizzate le donazioni di scampoli di tessuti, stracci, ricami, lavori ad uncinetto di valore affettivo, mandati da centinaia di donne italoamericane e non (tra cui un gruppo coordinato dal programma di Italiano della Florida Atlantic University). Un recente saggio di Mary Ann Trasciatti e Edvige Giunta riprende la triste storia per non dimenticarla: Talking to the Girls: Intimate and Political Essays on the Triangle Shirtwaist Factory Fire (New York, New Village Press, 2022).
Noi vogliamo ricordare questo evento con una poesia scritta da un poeta sardo di nascita, romano d’adozione, Michele Arcangelo Firinu. Fa parte della retrospettiva di una sessantina di poesie da lui composte tra il 1980 e il 2023 e raccolte con il titolo Il piede sulla luna (Fermenti editrice, 2023). In “Donne-angelo volano abbracciate” il poeta ricorda la tragedia di New York ma ne allarga la prospettiva per collegarlo a un incidente sul lavoro italiano, accaduto esattamente un secolo più tardi. Il 3 ottobre 2011, in un maglificio di via Roma a Barletta, quattro povere donne persero la vita, sepolte vive dal crollo della palazzina in cui lavoravano clandestinamente.
Questa poesia prende la forma di una cascata di brevi versi, tra nugoli di parole e assenza di punteggiatura, quasi a ricordare gli scoppi dell’incidente e la traiettoria di quelle donne disperate. Aggettivi, sostantivi e verbi si ritrovano scombinati a momenti. Allo stesso tempo, i versi creano un abbraccio ideale tra due secoli e due continenti diversi, terminando con un invito al rispetto: un mazzo di fiori di brace.
La riportiamo qui sotto in doppia versione. La traduzione in inglese è a cura di Ilaria Serra.
Donne angelo volano abbracciate Donne-angelo volano abbracciate per sempre strette negli schianti e nei roghi di palazzi Cayenne dei forzati A Barletta Tina abbracciava la morte di Maria nel volo della casa spatasciata Faticavano dieci ore al giorno per euro tre e novantacinque centesimi l’ora Chissà quale calcolo impediva l’elargizione di quegli ultimi cinque centesimi per lo sfruttamento delle sartine nell’anno di disgrazia duemilaundici Come a New York cent’anni prima quella tempesta furibonda d’ali di fiamme d’ali di scintille d’ali di fumo di crematorio su ai piani alti Triangle Shirtwaist Il venticinque marzo millenovecentoundici volarono aghi incandescenti bobine rocchetti scampoli camicie camiciaie angeli d’immeritata di non goduta giovinezza diciassette angeli di sesso maschile centoventinove angeli erano donne sedicenni trentatreenni le più anziane Api operaie chiuse a chiave da fuori nell’alveare per non poter rubare ciò che si dissipò dentro forbici di fiamme Chine a cucire sulle macchine incatenate a un dollaro e mezzo al giorno diciotto dollari ogni dodici camicie cucite in quella maledetta primavera Nella babele di fuoco tra bestemmie russe ucraine italiane irlandesi palestinesi rumene a decine si tuffarono in volo dieci piani ali di fiamme su capelli e gonne Altre donne saldavano lingue carni rantoli carboni alle macchine da cucire L’ultimo abbraccio cuciva l’ultimo scampolo di verità In vita in morte meno che schiave furono ingranaggi divine macchine feticci supremi del vitello d’oro In quella maledetta primavera fiorivano sprimacciati dalle vampe petali di braci | Women-Angel Fly in Each Other Arms Women-angel fly in each other arms forever bonded by crashing and flaming buildings Cayenne for convicts In Barletta Tina embraced Maria’s death on her flight from the wrecked house They toiled ten hours a day for three euro and ninety-five cents an hour Who knows what calculation prevented the payment of those last five cents in the exploitation of young seamstresses in the year of misfortune two thousand and eleven As in New York a hundred years earlier that furious storm of wings of flames of wings of sparks of wings of crematorium smoke up on the upper floors Triangle Shirtwaist On the twenty-fifth of March one thousand nine hundred and eleven incandescent needles flew bobbins spools remnants shirts shirtmakers angels of undeserved and unenjoyed youth seventeen male angels one hundred and twenty-nine angels were women sixteen-year-old thirty-three-year-old the oldest Worker bees locked in the hive from outside to prevent them from stealing what dissipated between scissors of flames Bent over sewing machines chained to a dollar and a half a day eighteen dollars for every twelve shirts sewn in that damned spring In the babel of fire among Russian Ukrainian Italian Irish Romanian Palestinian blasphemies by the dozen dove ten stories into the air wings of flames on their hair and skirts Other women were welding tongues flesh gasps coals to sewing machines The last hug sewed the last scrap of truth In life in death less than slaves they were cogs divine machines supreme fetishes of the golden calf In that damned spring they flourished among bursts of flames ember petals (pp.102-3) |
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